Una fantomatica ma possibilissima riflessione – An imaginary but realistic musing

“Io sono Karel Thole e la mia mucca parla come Munch” 

“Dove l’uomo smarrisce il senso della misura, in una crescente estatica celebrazione della propria pretesa superiorità e invincibilità; dove il potere, la forza, sono imposti come necessità e autentico strumento di controllo, per cui la sopraffazione degli elementi naturali diviene legittima aspirazione e agognato fine, lì c’è un cortocircuito. L’anello non può tenere: viene un momento in cui il sistema sovrasta il suo stesso aguzzino, ribellandosi. Io dico che con le mie opere ho voluto denunciare questo. Non sono stato certo il primo. Ma sento di averlo fatto a modo mio, senza condizionamenti, con uno slancio vitalissimo e brutale.

Voglio parlare di un’opera in particolare. Asimov poteva averla in canna; forse Sheckley ci riderebbe ancora su, ci riderebbe molto. E forse in effetti fa ridere. Mettiamola così: mi fa incazzare -se si può dire, e anche se non si può dire ormai l’ho detto-, mi fa pensare, poi però, se me la guardo dopo un paio di birrette, viene da ridere pure a me. La mia mucca. Povera bestia. Se penso a come se ne stava serena in quei pascoli ottocenteschi, a come amava i placidi campi di Fattori e Segantini; o a come starebbe ancora bene in un quadro plastico del Doganiere, o in quelle meravigliose terre lontane di Gauguin! Avrebbe avuto qualche problema in più con Van Gogh, certamente più d’uno con Dalì, non avrà mai digerito gli spigoli di Franz Marc. Ad ogni modo, non poteva pensare che sarebbe stata addirittura dilaniata da un illustratore visionario! Suo malgrado, la considero la longa manus di Munch. Un urlo spietato, angosciatissimo, rivelatore. Come quell’entità portentosa denunciava tutto il proprio disgusto, il proprio essere inadatto al mondo e alle sue genti, inadatto alla vita, così la mia mucca deflagra letteralmente con tutto il proprio dolore. Non stanno agli antipodi: entrambi vomitano al mondo la propria personale denuncia, manifestano il proprio orrore: “quest’atomo opaco del male”.

La morte monda la mia mucca dalle brutture di queste lande ormai sempre più desolate; ma quel bluastro fuoco malefico che divampa dalle sue viscere continua a bruciare su di noi, dentro di noi, è il Male che perdura laddove l’uomo, lungi dall’ammettere caducità e debolezza, anzi per esorcizzarle, si scaglia contro l’indifesa nutrice. Questa è la mia mucca: così debole ed inerme da non poter organizzare alcuna controffensiva; ma viva ed energica nel gettare quell’ultimo sguardo atterrito, esalando quell’estrema vana richiesta d’aiuto. Muore così, sola, su quel prato deserto che appena apre, sullo sfondo, a una presenza umana distante e cupa. Mi piace in ultimo pensare che non finisca sul ponte con l’uomo di Munch, bensì che trovi la serenità del riposo eterno giacendo accanto ad un austero uomo di De Chirico”.

(Pensato in occasione della visita alla mostra “Karel Thole, creatore di universi”, 15-24 marzo 2013, Galleria Arnaldo Pavesi, via Guido d’Arezzo, 17 – 20145 Milano).

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“I am Karel Thole and my cow seems Munch’s man”

“When men think they can do everything they want in this world, without care about nature and its environments, getting that control with power, strength, violence, it seems that the oppression of natural elements became legitimate aspiration and coveted purpose. But then we get a breakdown: at a certain point, the victim will rebel against its tormentor. My works want mightily to report it. I feel I did it in my own way, that’s vivid and brutal.

I want to talk about a work in particular. Asimov could brooded about it, perhaps Sheckley would still laugh. Perhaps, it’s just funny. But I laugh only after a couple of beers, after getting angry. My cow. What an unlucky beast! She was so quiet on Fattori and Segantini’s fields, in a Rousseau’s scene, or in wonderful exotic lands by Gauguin! Some trouble with Van Gogh, certainly more than one with Dali, she would have felt Franz Marc’s edges very uncomfortable. Anyway, I suppose she couldn’t think it would be even torn by a visionary like me! I’m sorry for this cow, really, but I compare her to the screaming character of Munch: the same distressed and terrible shriek. They denounce their own disgust: Munch’s figure wants to show his revulsion to the world; my cow just explodes with all its pain. They both bare their personal complaint. Here there’s Giacomo Leopardi.

The death cleanses my cow from the ugliness of these gloomy lands, but that blue evil fire flares up from her bowels and continues to burn upon and among us. That’s the evil that burns where man doesn’t admit frailty and weakness, trying to exorcise that striking his own birthplace! This is my cow: so helpless and frail, but vigorous and strenuous throwing out her last vain extreme call for aid. She dies alone, while in the background you can see a human presence so distant and sad. But I’d like that my cow had a better ending. I’m sure you won’t see her on the bridge with the man of Munch, but on the contrary she will rest in peace next to an austere man in a De Chirico’s square.”

(Made after visiting exhibition “Karel Thole, creatore di Universi”, 15th-24th of March of 2013, Gallery Arnaldo Pavesi, via Guido d’Arezzo, 17 – 20145 Milano)

2 thoughts on “Una fantomatica ma possibilissima riflessione – An imaginary but realistic musing

  1. Spesso sono rimasta incantata dalle copertine di Urania viste sulle bancarelle..non mi sono mai chiesta chi le ideasse,non so perché. Grazie per avermi fatto conoscere questo straordinario artista!

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